In conseguenza della pandemia di Covid-19, diversi governi hanno adottato misure di contenimento della diffusione del virus che limitano la libertà individuale, in particolare la libertà di movimento. L’Italia è stata la prima democrazia occidentale ad essere duramente colpita dal Covid-19 e ad adottare misure restrittive molto drastiche.
Gli atteggiamenti degli italiani nei confronti delle limitazioni alla libertà per far fronte all’emergenza Covid-19 sono cambiati alla luce dell’evoluzione della pandemia e delle mutevoli misure adottate dal governo? E come? Qual è il ruolo delle preferenze partitiche nello spiegare la disponibilità ad accettare restrizioni alla libertà individuale nel contesto dell’emergenza? L’effetto delle preferenze partitiche su tali atteggiamenti è moderato dalla fiducia nelle istituzioni e dagli orientamenti collettivistici? E come?
Un articolo di Riccardo Ladini e Nicola Maggini (Unimi & spsTREND) pubblicato sulla rivista Quality & Quantity cerca di fornire una risposta a queste domande basandosi su dati originali di survey provenienti dall’indagine ResPOnsE COVID-19.
Lo studio indaga inizialmente se gli atteggiamenti nei confronti delle restrizioni alla libertà sono associati alle dinamiche della pandemia e alle risposte istituzionali prese per farvi fronte. Poi, analizza diverse ipotesi sulla relazione tra preferenze partitiche, fiducia nelle istituzioni, orientamenti collettivistici e accettazione pubblica delle misure di contenimento del Covid-19 che limitano la libertà individuale.
I risultati suggeriscono che l’evoluzione degli atteggiamenti nei confronti delle misure restrittive è stata influenzata dall’intensità mutevole della pandemia più che dal cambiamento delle misure politiche adottate.
Inoltre, le analisi mostrano che le preferenze partitiche sono associate agli atteggiamenti nei confronti delle restrizioni alla libertà per contenere la pandemia, ma ciò non si verifica quando le persone hanno orientamenti collettivistici (Figura 1).

Per quanto riguarda le preferenze partitiche, né una spiegazione ideologica classica (le persone conservatrici sono quelle più inclini ad accettare limitazioni alle libertà personali) né una spiegazione basata sulla distinzione governo-opposizione (i sostenitori dei partiti di governo sono i più inclini ad accettare restrizioni alla libertà) sembrano essere adeguate a rendere pienamente conto dei meccanismi dietro l’accettazione delle dure misure di contenimento del Covid-19.
Se da un lato i dati relativi alla primavera del 2020 sembravano in linea con una spiegazione basata sulla distinzione governo-opposizione, con i sostenitori dei partiti “progressisti” – che si trovavano al governo – più inclini ad accettare le restrizioni, non vale lo stesso se si considerano i dati raccolti nel 2021.
Infatti, nonostante il cambio di esecutivo (dal governo Conte II al governo Draghi, sostenuto anche da Forza Italia e dalla Lega, ma non da Fratelli d’Italia), ad un anno di distanza si è registrata una variazione negativa in merito all’accordo sulle misure di restrizione della libertà soprattutto tra i sostenitori dei partiti di destra e centro-destra, anche per quei partiti che dall’opposizione sono passati al governo (Figura 2).

Occorre sottolineare che queste ultime analisi si riferiscono a variazioni intra-individuali, rilevate mediante l’utilizzo di dati panel. Nelle conclusioni dell’articolo, viene pertanto offerta una spiegazione ideologica alternativa che sottolinea la natura ambigua dei populismi di destra contemporanei, che si caratterizzano al contempo per posizioni autoritarie e anti-autoritarie.
Fonte: Ladini, R., Maggini, N. (2022). The role of party preferences in explaining acceptance of freedom restrictions in a pandemic context: the Italian case. Quality & Quantity, Online first, DOI: 10.1007/s11135-022-01436-3.
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