Norme, genere e corruzione

Di Simona Gugliemi e Giulia Dotti Sani

Le statistiche ufficiali mostrano chiaramente che nei Paesi dove è più alto il tasso di partecipazione femminile nella sfera pubblica vi sono anche livelli più bassi di corruzione (Fig.1). Di

Tali dati sono spesso portati a supporto dell’idea che le donne possano svolgere un ruolo chiave nella lotta alla corruzione e che, anche per questo motivo, debba essere promossa la parità di genere in ambito politico ed economico.

Ma è proprio vero che le donne giustificano i comportamenti illeciti meno degli uomini?

L’idea di una vocazione femminile all’onestà rischia di oscurare il fatto che gli atteggiamenti verso la corruzione si sviluppano in contesti in cui persistono forti disuguaglianze tra uomini e donne in termini di background socio-economico, orientamenti rispetto ai ruoli di genere e impegno politico e sociale.

Figura 1. Uguaglianza di genere e corruzione. Sull’asse delle ordinate: Controllo della corruzione, misurato dagli Worldwide Governance Indicators. Sull’asse delle ascisse: Uguaglianza di genere a livello sociale misurata con il Global Gender Gap Index (WEF 2020).

Il capitolo di Giulia Dotti Sani e Simona Guglielmi nel volume “Norms, Gender and Corruption: Understanding the Nexus” (Merkle & Kubbe, eds. 2022) affronta la questione partendo da tre domande: in Europa le donne hanno un livello di “moralità civica” superiore a quello degli uomini? Se sì, in che misura questi più eleavti “standard morali” sono collegati alle disuguaglianze sociali e politiche che colpiscono le donne? E tale divario di genere si realizza allo stesso modo nei Paesi a) meno corrotti; b) più egualitari dal punto di vista del genere e c) più equi dal punto di vista economico?

L’analisi empirica si basa sui dati raccolti in  30 Paesi europei nel corso dell’ultima ondata dell’European Values Study (2017-19).

Un indice di moralità civica è stato costruito a partire dalle risposte ad una batteria di domande circa la giustificabilità o meno delle seguenti azioni: 1) Richiedere prestazioni statali a cui non si ha diritto; 2) Cercare di non pagare le tasse 3) Accettare una mazzetta; 4) Non pagare un biglietto del trasporto pubblico;  5) Mettere in atto azioni di violenza politica. (Fig.2)

Figura 2. Valore predetto dell’indice di immoralità civica con intervalli di confidenza al 95% per paese.

I dati mostrano che il divario di genere esiste, anche se limitato. Le donne giustificano i comportamenti illeciti meno degli uomini. Tale divario persiste anche quando si controlla per altre caratteristiche individuali, e non sembra essere spiegato dalle differenze date dal contesto economico-istituzionale.

Per testare l’ipotesi che il diverso atteggiamento verso la corruzione sia connesso a differenze nella socializzazione ai ruoli di genere sono stati stimati dei modelli che fanno interagire il genere dell’intervistato con gli orientamenti verso i ruoli di genere.

L’analisi conferma la plausibilità di tali ipotesi: uomini e donne che adottano visioni di genere paritarie mostrano un livello simile di moralità civica. Il divario si riduce anche quando si stima l’interazione tra genere e partecipazione politica, misurata da un antecedente chiave come l’interesse politico.

Dati a sostegno dell’ipotesi che i più alti standard morali delle donne riscontrati a livello macro siano anche l’esito di una minore opportunità per le donne di entrare in contatto con reti collusive. 

Per approfondimenti:

Dotti Sani, G. M., & Guglielmi, S. (2022). Unpacking the link between gender and injunctive norms on corruption using survey data: a multilevel analysis of 30 European countries. In Merkle, O., & Kubbe, I (eds). Norms, Gender and Corruption: Understanding the Nexus. Edward Elgar Publishing, 78-98.

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Simona Guglielmi e Giulia Dotti Sani

Simona Guglielmi è ricercatrice in sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND e del team italiano dell’International Social Survey Programme. Si occupa di identità etniche e nazionali, e culture politiche. I principali interessi di ricerca riguardano lo studio dell’opinione pubblica, con una particolare attenzione alle identità etniche e nazionali, al processo di europeizzazione e al rapporto tra cittadini, culture politiche e istituzioni. Su questi temi ha pubblicato articoli su riviste e saggi in volume collettanei, in ambito nazionale e internazionale. È autrice del volume “L’identità nazionale e i suoi confini” (Egea, 2018).

Giulia Dotti Sani è ricercatrice in sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND e del team nazionale di CRONOS-2 (Cross-National Online Survey-2). Si occupa di ruoli di genere e divisione del lavoro domestico e di cura, disuguaglianze sociali e opinioni pubblica. Ha pubblicato articoli su varie riviste internazionali, tra cui lo European Sociological Review, il Journal of Marriage and FamilySex Roles, e European Journal of Political Research.