Gli atteggiamenti verso la biodiversità in Italia

di Giulia Dotti Sani e Marta Moroni

La biodiversità è la varietà di organismi viventi presenti sulla terra, ed è essenziale per il funzionamento degli ecosistemi e per la sopravvivenza delle specie, inclusa l’umanità.

La perdita di biodiversità è una grande preoccupazione a livello globale: la deforestazione, l’inquinamento e l’espansione urbana, infatti, causano la distruzione degli habitat naturali e la perdita di specie.

Al contrario, la sua conservazione è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare, la qualità dell’acqua, la regolazione del clima e, di conseguenza, la salute umana (Clayton et al., 2012).

Nonostante la biodiversità abbia una grande rilevanza per la nostra specie, sappiamo molto poco di quello che pensano le persone a riguardo. Quanto siamo consapevoli della sua importanza? E cosa siamo disposti a fare per favorirne la conservazione?

Per rispondere a queste domande, in questo breve articolo utilizziamo alcuni dati raccolti durante la quinta wave di ResPOnsE COVID-19 in collaborazione con il gruppo di ricerca EcoSystemics dell’Università degli Studi di Genova e analizziamo alcuni atteggiamenti verso la biodiversità in un campione di circa 2200 adulti italiani.

In particolare, cerchiamo di fare luce su tre aspetti:

1) Quanto gli italiani e le italiane pensino che la biodiversità sia importante e abbia effetti benefici per le persone.

2) Quali specie di insetti preferirebbero che fossero introdotte in ambienti urbani per aumentarne la biodiversità.

3) Che relazione esiste tra l’attribuire importanza alla biodiversità e alcuni comportamenti e atteggiamenti pro-ambiente.

Qual è l’opinione sulla biodiversità in Italia?

Le stime sui dati della quinta wave di ResPOnsE COVID-19 mostrano che in Italia complessivamente la sensibilità verso la biodiversità è piuttosto elevata, sia per quanto riguarda l’importanza della presenza di biodiversità in un ambiente urbano, sia per quanto riguarda gli effetti benefici sulle persone.

Su una scala da 0 a 10, dove zero indica “per niente importante” e 10 “molto importante”, in media gli italiani ritengono che l’importanza della biodiversità sia pari a 8.

Leggermente più elevato è l’accordo con l’idea che la biodiversità porti benefici alle  persone: il grado di accordo è in media 8.3 su una scala da 0 a 10, dove 0 indica “completamente in disaccordo” e 10 “completamente d’accordo”.

I dati mostrano anche che queste opinioni cambiano solo di poco a seconda di alcune caratteristiche sociodemografiche.

La Figura 1 riporta i valori medi del giudizio sull’importanza della biodiversità (triangoli rosa) e sui suoi effetti benefici (cerchi azzurri) per genere, gruppi di età e livello d’istruzione. In particolare, si nota che le donne, i più anziani e coloro che hanno raggiunto un maggiore livello d’istruzione sono più sensibili al tema della biodiversità.

Se la maggiore sensibilità delle donne e di coloro che sono altamente istruiti è più comunemente prevedibile, l’elevata sensibilità dei più anziani potrebbe sorprendere. Ci si aspetterebbe infatti una maggiore attenzione al tema da parte dei più giovani, data la centralità che il discorso pubblico riserva loro in termini di partecipazione alle tematiche ambientali e data l’alta componente giovanile nei recenti movimenti ambientalisti.

Tuttavia, ricerche scientifiche mostrano come le differenze tra fasce d’età e tra generazioni cambino a seconda di come viene considerata la dimensione ambientale: da un lato i giovani risultano più preoccupati per il cambiamento climatico e più stressati dalle sue conseguenze (Milfont et al., 2021; Clayton e Karazsia, 2020), dall’altro le generazioni più anziane sono maggiormente attaccate alla natura, alla sua cura e preservazione (Wiernik e Dilchert, 2013).

I nostri dati sulla biodiversità sembrano quindi confermare questo maggior attaccamento alla natura delle fasce d’età più anziane.

Medie e intervalli di confidenza al 95% del livello di importanza della biodiversità e del grado di accordo riguardo i suoi effetti benefici, separatamente per genere, fascia d’età e livello d’istruzione
Figura 1. Medie e intervalli di confidenza al 95% del livello di importanza della biodiversità e del grado di accordo riguardo i suoi effetti benefici, separatamente per genere, fascia d’età e livello d’istruzione

Più piante o più animali?

La biodiversità consiste nella molteplicità di organismi viventi in un determinato ambiente, sia esso urbano o rurale, e aumentarla significa garantire la presenza di diverse specie di piante e animali in quell’habitat. 

Tuttavia, alcune specie, soprattutto animali, potrebbero risultare poco gradite alla popolazione residente, soprattutto se percepite come ripugnanti o pericolose.

In tal senso, a fronte di un nutrito gruppo di intervistati favorevole all’introduzione sia di piante che di animali per aumentare la biodiversità (57%), non stupisce che un numero consistente preferirebbe venissero introdotte solo piante (il 39%).

Tuttavia, esiste una relazione tra attribuire importanza alla biodiversità e pensare che sia necessario introdurre specie diverse in ambiente urbano.

La Figura 2 ci mostra infatti che chi ritiene che la biodiversità sia molto importante ha una probabilità di 0.63 di essere favorevole all’introduzione sia di piante che di animali. Tale probabilità è nettamente più bassa tra chi ritiene che le biodiversità non sia per niente importante (0.37).

Al contrario, la probabilità di preferire l’introduzione di sole piante decresce all’aumentare dell’importanza attribuita alla biodiversità.

Si può quindi trarre la conclusione che chi ha più chiara l’importanza della biodiversità è più aperto alla possibilità di introdurre non solo piante ma anche animali nell’ambiente in cui vive.

Relazione tra importanza attribuita alla biodiversità e preferenza per l’introduzione di piante e/o animali per aumentare la biodiversità. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95%
Figura 2. Relazione tra importanza attribuita alla biodiversità e preferenza per l’introduzione di piante e/o animali per aumentare la biodiversità. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95%

Tutti gli animali sono belli, ma alcuni animali sono più belli di altri

Biodiversità significa dunque varietà di piante e animali. Ma quali animali e, in particolare, quali insetti siamo disposti a tollerare nel nostro ambiente?

Studiare il gradimento rispetto agli insetti potrebbe risultare inusuale ma ha due importanti finalità.

Da una parte scegliere insetti graditi (o quantomeno non sgraditi) alla popolazione residente facilita il processo di inserimento e accettazione dell’intervento.

Dall’altra, rilevare il livello di gradimento di diverse specie di insetti permette di capire quali tipi di piante – che attirano diversi tipi di insetti – si potrebbero introdurre in un ambiente urbano con un maggior consenso dell’opinione pubblica, sempre con la finalità di aumentarne la biodiversità.

La Figura 3 mostra il livello di gradimento per 5 specie di insetti (calabroni, ragni, millepiedi, bombi, lucciole e coccinelle) espresso come probabilità che quel particolare insetto piaccia molto o moltissimo.

Figura 3. Probabilità che l’insetto piaccia molto o moltissimo. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95%
Figura 3. Probabilità che l’insetto piaccia molto o moltissimo. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95%

Alcuni insetti, come le lucciole e le coccinelle, sono graditi dalla maggior parte delle persone intervistate. Infatti, oltre i 70% ha dichiarato un livello di gradimento medio-alto per questi insetti.

Gli altri insetti analizzati, invece, sono in media molto poco graditi, in particolare quelli comunemente considerati pericolosi o fastidiosi come i calabroni (solo il 12% di gradimento), ragni (17%) o millepiedi (18%). Va un po’ meglio ai bombi (26% di gradimento) forse per il loro noto ruolo di impollinatori.

Al di là delle motivazioni, qui non indagate ma verosimilmente legate alla percezione di pericolosità e ripugnanza dei diversi insetti, un ulteriore elemento da considerare è che all’aumentare del grado di importanza attribuito alla biodiversità aumenta anche il gradimento per tutte le specie prese in considerazione, dalle amatissime lucciole ai bistrattati calabroni (Figura 4).

Per esempio, la probabilità che piacciano le lucciole è di 0.17 tra chi ritiene che la biodiversità non sia affatto importante e passa a 0.86 tra coloro che la ritengono molto importante.

Lo stesso vale per i calabroni, dove il gradimento passa da 0.05 a 0.16.  Seppur questi insetti siano ben poco graditi anche da coloro che ritengono che la biodiversità sia molto importante, il gradimento aumenta all’aumentare dell’importanza attribuita alla biodiversità.

Probabilità che l’insetto piaccia molto o moltissimo per importanza attribuita alla biodiversità. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95%
Figura 4. Probabilità che l’insetto piaccia molto o moltissimo per importanza attribuita alla biodiversità. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95% (La figura non mostra le probabilità per le coccinelle e i ragni poiché risultano pressoché uguali a quelle rispettivamente di lucciole e millepiedi)

La figura mostra anche come gli insetti in generale risultino molto poco graditi a chi ritiene che la biodiversità non sia per niente importante: tra questi, infatti, persino le lucciole, gli insetti preferiti in generale, ottengono un livello di gradimento piuttosto basso.

Aumentare la sensibilità collettiva verso il tema della perdita di biodiversità potrebbe quindi risultare in una maggior tolleranza verso varie specie animali.

Attenzione per la biodiversità e atteggiamenti pro-ambiente

Infine, i dati ci mostrano come chi ha cuore la biodiversità abbia una sensibilità maggiore verso altri temi di importanza ambientale, cioè il consumo di carne rossa (Machovina et al., 2015) e la disponibilità ad accettare limitazioni al proprio standard di vita per favorire la mitigazione del cambiamento climatico.

La Figura 5 mostra che, da una parte, la probabilità di consumare frequentemente carne rossa (più di tre volte alla settimana) è molto più elevata tra chi ritiene che la biodiversità non sia per niente importante (57%) e scende considerevolmente tra chi pensa che la biodiversità sia molto importante (12%).

Dall’altra parte, tra questi ultimi riscontriamo una disponibilità molto più elevata ad accettare limitazioni allo stile di vita per ridurre il cambiamento climatico (75%) rispetto a chi invece non dà importanza alla biodiversità (15%).

Probabilità di consumare frequentemente carne rossa e ad accettare limitazioni allo standard di vita per favorire la mitigazione del cambiamento climatico per importanza attribuita alla biodiversità. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95%
Figura 5. Probabilità di consumare frequentemente carne rossa e ad accettare limitazioni allo standard di vita per favorire la mitigazione del cambiamento climatico per importanza attribuita alla biodiversità. Valori predetti e intervalli di confidenza al 95%

Conclusioni

In sintesi, i dati mostrano che la maggior parte degli italiani ritiene che la biodiversità sia importante e che abbia effetti benefici sugli esseri umani, con leggere differenze a seconda del genere, dell’età e dell’istruzione.

Inoltre, l’analisi ha evidenziato che gli atteggiamenti verso la biodiversità sono associati ad alcuni atteggiamenti e comportamenti ecosostenibili.

All’aumentare del livello di importanza attribuito alla biodiversità: i) aumenta il gradimento verso varie specie di insetti, ii) diminuisce la probabilità di un elevato consumo di carne rossa, e iii) aumenta la probabilità di essere disponibili a limitare il proprio standard di vita per mitigare il cambiamento climatico.

Queste analisi sembrano quindi suggerire che gli atteggiamenti verso la biodiversità siano associati a quelli verso l’ambiente e il cambiamento climatico.

Di conseguenza si potrebbe supporre che aumentare ulteriormente la sensibilità verso la biodiversità possa aiutare ad accrescere la sensibilità verso tematiche ambientali e comportamenti maggiormente ecosostenibili.

Bibliografia

Cardinale, B. J., Duffy, J. E., Gonzalez, A., Hooper, D. U., Perrings, C., Venail, P., … & Naeem, S. (2012). Biodiversity loss and its impact on humanity. Nature, 486(7401), 59-67.

Clayton, S., & Karazsia, B. T. (2020). Development and validation of a measure of climate change anxiety. Journal of Environmental Psychology, 69, 101434.

Machovina, B., Feeley, K.J., Ripple, W.J., (2015) Biodiversity conservation: The key is reducing meat consumption, Science of The Total Environment, 536, 419-431.

Milfont, T. L., Zubielevitch, E., Milojev, P., & Sibley, C. G. (2021). Ten-year panel data confirm generation gap but climate beliefs increase at similar rates across ages. Nature communications, 12(1), 4038.

Wiernik, B. M., Ones, D. S., & Dilchert, S. (2013). Age and environmental sustainability: A meta-analysis. Journal of Managerial Psychology, 28(7/8), 826-856.

Foto di Håkon Grimstad su Unsplash


Giulia Dotti Sani e Marta Moroni

Giulia Dotti Sani e Marta Moroni

Giulia Dotti Sani è ricercatrice in sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND e del team nazionale di CRONOS-2 (Cross-National Online Survey-2). Si occupa di ruoli di genere e divisione del lavoro domestico e di cura, disuguaglianze sociali e opinioni pubblica. Ha pubblicato articoli su varie riviste internazionali, tra cui lo European Sociological Review, il Journal of Marriage and FamilySex Roles, e European Journal of Political Research

Marta Moroni è dottoranda in Sociology and Methodology of Social Research presso NASP – Network for the Advancement of Social and Political Studies (Università Statale di Milano). È membro del laboratorio di ricerca SpS Trend “Hans Schadee” presso la stessa univeristà. I suoi interessi di ricerca riguardano gli atteggiamenti verso il cambiamento climatico e l’ambiente, la formazione dell’opinione pubblica e le disuguaglianze sociali e di genere.