di Giulia Dotti Sani e Jessica Rosco
Introduzione
Se le donne debbano o meno avere il diritto di abortire è un argomento fortemente divisivo. Nonostante l’interruzione di gravidanza sia legale in molti Paesi del mondo, vi sono notevoli variazioni nelle circostanze in cui l’aborto è consentito (in termini di settimana di gravidanza e di condizioni di salute della madre e del feto).
Alcuni Paesi hanno leggi altamente restrittive sull’aborto, altri ne sono privi, e in altri paesi ancora le leggi esistenti sono messe in discussione (come è avvenuto negli Stati Uniti, dove la Corte Suprema ha recentemente annullato la sentenza Roe v. Wade che ha segnato la storia del diritto all’aborto nel 1973).
L’assenza di una visione condivisa a livello globale sul diritto all’interruzione di gravidanza si riflette negli atteggiamenti verso l’aborto, che variano notevolmente sia tra i Paesi che all’interno di essi.
In questa breve analisi utilizziamo i dati dell’International Social Survey Program (Religion IV – 2018) raccolti dal laboratorio spsTREND per offrire una valutazione aggiornata degli atteggiamenti verso l’aborto, in particolare soffermandoci sul caso italiano.
L’Italia rappresenta un caso studio di particolare interesse su questo tema. Infatti, nonostante l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari sia regolamentato dal 1978 (Legge 194/78), la elevata diffusione dell’obiezione di coscienza tra i medici (dati del Ministero della Salute) rendono la IVG di difficile accesso.
Quali sono gli atteggiamenti verso l’aborto in Italia e nel mondo?
E dunque, cosa ne pensano gli italiani della possibilità di abortire? Al campione di intervistati dell’International Social Survey Program (Religion IV – 2018) è stato chiesto: “Personalmente, pensa che sia sbagliato o meno per una donna abortire se la famiglia ha un reddito molto basso e non può permettersi altri figli?”. Le possibili categorie di risposta erano “Sempre sbagliato”, “Quasi sempre sbagliato”, “Sbagliato solo a volte”, “Affatto sbagliato”, “Non so scegliere”. Per questa analisi ci soffermiamo sui soggetti contrari all’aborto e che quindi hanno risposto “Sempre sbagliato” o “Quasi sempre sbagliato”.
La Figura 1 mostra la distribuzione della variabile di interesse nei paesi presenti nell’indagine. Come si nota dal grafico, l’Italia è il Paese europeo con la percentuale più alta di soggetti che ritengono che l’aborto sia sempre o quasi sempre sbagliato (56%), con un valore pari a quello degli Stati Uniti.
I Paesi in cui si trova una maggiore accettazione dell’interruzione di gravidanza sono la Francia (solo il 14% di contrari), i Paesi del nord Europa e il Regno Unito.
Sono invece molto più frequentemente contrari i rispondenti in Paesi extra-europei come le Filippine (98%) e la Tailandia (90%), ma anche Georgia, Turchia, Cile, Sud Africa, e Suriname.

Qual è il ruolo delle caratteristiche personali negli atteggiamenti verso l’aborto in Italia?
Oltre a differenze tra Paesi, gli studi dimostrano che alcune caratteristiche personali giocano un ruolo decisivo nelle differenze tra individui negli atteggiamenti verso l’aborto. Tra queste, due variabili di fondo sono risultate particolarmente rilevanti: l‘ideologia politica e la religiosità.
Ricerche precedenti hanno dimostrato che, da un lato, gli individui di sinistra tendono ad avere atteggiamenti più favorevoli all’aborto rispetto a quelli di destra, con differenze più pronunciate tra liberali e conservatori, in quanto i primi assumono una posizione favorevole alla libera scelta e i secondi alla vita; dall’altro lato, i soggetti non religiosi hanno maggiori probabilità di accettare l’aborto rispetto agli individui altamente religiosi e, in particolare, ai cristiani che sono guidati dal principio della santità della vita a tutti i costi.
Dunque, che ruolo giocano a livello individuale la religiosità e l’ideologia politica negli atteggiamenti verso l’aborto in Italia? Per rispondere a questa domanda ci focalizziamo sul campione italiano di ISSP (n=1215) per il quale abbiamo informazione sia sulla religiosità che sull’ideologia politica degli intervistati.
La religiosità è misurata su una scala da 1 a 7, dove 1 indica che l’intervistato si ritiene estremamente religioso/a, mentre 7 indica che intervistato si ritiene estremamente non religioso/a.
L’ideologia politica invece è misurata facendo riferimento alla posizione sull’asse sinistra-destra del partito votato dall’intervistato alle ultime elezioni nazionali. Le categorie su cui ci soffermiamo per le analisi sono partito di sinistra (Potere al popolo, Liberi e Uguali, Partito Democratico, Italia Europa Insieme), partito di centro (Civica Popolare, Più Europa), partito di destra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Casa Pound) e altro partito (composto principalmente dal Movimento 5 Stelle). Includiamo infine una categoria che comprende gli intervistati che non hanno votato o non hanno voluto rispondere alla domanda.
La Figura 2 riporta, a sinistra, proporzione di contrari all’aborto per livello di religiosità e, a destra, la proporzione di contrari all’aborto per partito politico votato alle ultime elezioni. In entrambi i grafici sono riportati anche gli intervalli di confidenza al 95%.
I grafici mostrano come anche nel caso italiano la religiosità e l’ideologia politica abbiano una parte importante negli atteggiamenti verso l’interruzione di gravidanza.
Come si vede dal pannello di sinistra, i soggetti fortemente religiosi sono in larga maggioranza contrari all’aborto, con una proporzione pari a circa 0.8. Tale valore scende considerevolmente nei soggetti meno religiosi e raggiunge il valore minimo tra chi si reputa fortemente non religioso. In questo gruppo solo lo 0.3 è contrario all’aborto.
Anche per quanto riguarda l’orientamento politico i dati per l’Italia sono in linea con quelli della letteratura internazionale: gli intervistati che hanno votato un partito di sinistra sono meno contrari all’aborto di coloro che hanno votato un partito di destra. Il valore predetto per il votanti di altro partito si colloca in una posizione intermedia rispetto ai primi due, collocandosi appena sopra lo 0.5, mentre il dato per i votanti dei partiti di centro presenta un margine di incertezza troppo ampio per poterlo interpretare.

Conclusioni
I dati ISSP usati in questa breve analisi mostrano come gli atteggiamenti verso l’aborto in Italia siano tra i più negativi: tra i soggetti intervistati, più di un italiano su due ha dichiarato che l’aborto per motivi economici è sempre o quasi sempre sbagliato. È importante notare che questo valore è il più alto tra i Paesi europei considerati nello studio.
Inoltre, in linea con ricerche precedenti, l’analisi ha evidenziato come i contrari all’interruzione di gravidanza siano ancora di più tra coloro che si definiscono molto religiosi o che hanno votato partiti di destra alle precedenti elezioni.
La crescente enfasi sull’aborto, dovuta all’annullamento della sentenza Roe v. Wade negli Stati Uniti, il processo di secolarizzazione, e il rinforzarsi di alcuni partiti di destra, come Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, sono tutti fattori che potrebbero apportare variazioni significative al quadro appena delineato, sia per quanto riguarda la collocazione dell’Italia a livello globale, sia per quanto concerne il supporto all’interruzione di gravidanza tra i cittadini italiani. Per monitorare eventuali cambiamenti saranno necessarie ulteriori analisi, per le quali aspettiamo il prossimo modulo tematico sulla Religione di ISSP.
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