Gli italiani e la guerra in Ucraina

Di Simona Guglielmi, Simone Sarti e Paolo Segatti

Che idee si sono fatti gli italiani della guerra in Ucraina? Tema particolarmente sentito e attuale, sia nel dibattito mediatico che popolare, la guerra in Ucraina genera riflessioni e reazioni emotive intense in Italia, atteggiamenti entro cui maturano opinioni estremamente diverse sul conflitto in atto.

In questo breve articolo, impiegando i dati campionari della quinta wave di ResPOnsE COVID-19 raccolti tra il 7 novembre e il 18 dicembre 2022 con metodo rolling cross-section (per la metodologia si veda qui) su un campione di oltre 9mila casi (n=9080), ci proponiamo di descrivere l’elevata eterogeneità nelle opinioni che gli italiani hanno del conflitto.

L’indagine esplora tre opinioni particolarmente rilevanti: 1) il grado di preoccupazione nei confronti del conflitto; 2) il grado di accordo sull’adesione dell’Italia alle sanzioni economiche contro la Russia; 3) il grado d’accordo sul fornire armamenti all’Ucraina da parte del nostro Stato.

Nelle figure sottostanti sono riportate le percentuali delle risposte, per ogni domanda, graduate in molto, abbastanza, poco o per nulla (con la possibilità di rispondere “non so” da parte dell’intervistato/a). In tonalità azzurra sono evidenziate le modalità “Molto” e “Abbastanza”, in tonalità arancione le modalità “Poco” e “Per nulla”.

Preoccupazione per il conflitto e opinioni su sanzioni e invio di armi

Le persone preoccupate del conflitto risultano essere l’81%. Quelle favorevoli alle sanzioni economiche sono il 66%, mentre solo il 25% si mostra poco o per niente d’accordo. Diverso è il posizionamento sulla fornitura di armi, dove il campione appare particolarmente spaccato: mentre il 47% si dichiara d’accordo, il 44% non lo è, con ben un quarto che si dichiara “Per nulla” d’accordo.

Vale la pena aggiungere che un’analisi longitudinale settimanale di questi indicatori mostra che non vi sono variazioni temporali significative nel periodo considerato, suggerendo una sostanziale stabilità tra novembre e dicembre.

Se il livello di preoccupazione è generalmente alto, le opinioni sulle sanzioni e sull’invio delle armi paiono più differenziate e quindi meritevoli di un ulteriore approfondimento.

Nel dibattito corrente queste due opinioni sono ricondotte frequentemente a tre differenti atteggiamenti, non interamente coincidenti a preferenze partitiche: 

a) Preoccupazioni economiche, secondo cui i soggetti più esposti alle ricadute negative delle sanzioni e del conflitto avrebbero un atteggiamento più moderato nei confronti della Russia; 

b) Antiamericanismo, presente in coloro che ritengono la genesi del conflitto corresponsabilità della NATO, e secondo cui l’aggressione russa sarebbe in origine motivata dall’allargamento a oriente dell’alleanza militare occidentale (per altri versi potrebbe considerarsi anche la posizione antitetica, che potremmo etichettare occidentalismo, per cui ogni ragione del conflitto è fatta risalire al revanscismo russo e in particolare alla leadership di Putin).

c) Distanza culturale, cioè l’idea di alcuni che tra noi e gli ucraini ci siano differenze culturali e storiche maggiori di quelle che distinguono questi ultimi dai russi. Viceversa, altri potrebbero pensare che nonostante tutto le vicende degli ucraini non siano così diverse da quelle di altri popoli europei. Costoro potrebbero ritenere o sentire empaticamente che l’aggressione russa sia anche un attacco agli stessi valori europei e quindi all’Europa.

I dati raccolti con l’indagine ResPOnsE COVID-19 offrono alcuni spunti di riflessione sul rapporto tra questi tre atteggiamenti e le opinioni sulle sanzioni e sull’invio di armi.

Giudizi sull’economia italiana e opinioni su sanzioni alla Russia e invio di armi in Ucraina

Il giudizio sulle condizioni dell’economia italiana nei prossimi mesi1 appare associato moderatamente alle posizioni espresse sull’Ucraina.

Si nota che coloro che sono maggiormente preoccupati dell’andamento dell’economia sono anche meno favorevoli alle sanzioni economiche (+15 punti percentuali rispetto a chi dichiara aspettative di miglioramento dell’economia) e alla fornitura di armi (+23 punti percentuali).

La domanda sulle condizioni dell’economia italiana nei prossimi mesi presenta le seguenti modalità di risposta “Molto peggiori”, “Abbastanza peggiori”, “Uguali”, “Abbastanza migliori” e “Molto migliori”. Queste ultime due modalità sono state considerate congiuntamente sotto l’etichetta “Migliori”.
Poca fiducia nella NATO corrisponde a maggior disaccordo verso le sanzioni e l’invio di armi

La fiducia nella NATO2, ancora più della domanda precedente, mostra una rilevante associazione con il posizionamento sul conflitto in Ucraina.

I soggetti con scarsa fiducia nella NATO si mostrano maggiormente in disaccordo con le sanzioni e con l’invio di armi (rispettivamente, +52 punti e +61 punti percentuali rispetto a coloro che hanno fiducia elevata nella NATO).

2 La domanda prevedeva una scala da 0 a 10 dove 0 corrisponde ad “Assoluta mancanza di fiducia” e 10 a “Completa fiducia”. Nel grafico i valori da 0 a 2 sono considerati come “Scarsa” fiducia, da 3 a 7 “Media” fiducia e da 8 a 10 “Elevata” fiducia.
Quale ruolo hanno le opinioni sulla vicinanza culturale e valoriale tra i italiani e ucraini?

Anche la percezione della vicinanza di cultura e valori con gli ucraini3 sembra correlata in misura notevole alle posizioni sulla guerra.

Il ritenere che gli ucraini abbiano poco in comune con gli europei sotto il profilo culturale e quello dei valori è associato in modo forte al disaccordo con le sanzioni (+58 punti percentuali rispetto a chi ritiene di avere molto in comune) e soprattutto all’essere contrari alla fornitura di armi (+65 punti percentuali).

3La domanda prevedeva una scala da 0 a 10 dove 0 corrisponde a “Pochissimo in comune” e 10 a “Moltissimo in comune”. Nel grafico i valori da 0 a 2 sono considerati come “Poco” in comune, da 3 a 7 “Nè poco nè molto” in comune e da 8 a 10 “Molto” in comune. La domanda è stata somministrata solo ad una parte del campione. 
Anche fattori politici e ideologici dietro alle differenze di posizione sul confltto in Ucraina

Altre ragioni del diverso posizionamento sull’Ucraina possono essere riconducibili a fattori più politici o ideologici.

Se si considera la collocazione sull’asse sinistra-destra, si nota che il disaccordo sulle sanzioni è maggiore a destra.

Sull’invio di armi si nota un effetto simmetrico, dove il disaccordo è maggiore a destra e a sinistra, mentre esso appare minore al centro. È però rilevante notare che i più contrari all’invio di armi sono i non collocati (64%).

Rispetto al partito politico votato a settembre, infatti, si mostrano in maggioranza d’accordo con le sanzioni gli elettori di quasi tutti i partiti, ovviamente con differenze tra di loro. Prevalgono gli ostili solo tra gli elettori di Italexit di Paragone. 

Diversa è la distribuzione delle opinioni sull’invio delle armi. Prevalgono nettamente i favorevoli tra gli elettori di Azione-IV, del Pd e di +Europa. Spaccati a metà sono quelli dell’Alleanza Verde-Sinistra e di Fratelli d’Italia. Prevalgono invece i contrari tra gli elettori della Lega e del M5S e degli altri partiti o tra coloro che dicono di non aver votato o non vogliono dire per chi hanno votato. 

Sintesi

Dunque, che idee si sono fatti gli italiani della guerra in Ucraina? In estrema sintesi, queste prime analisi descrittive mostrano che sono molteplici i fattori associati al diverso posizionamento degli italiani sul conflitto in corso. 

Le opinioni sulla guerra in Ucraina sembrano maggiormente legate ad atteggiamenti di tipo culturale, attinenti più alla sfera ideologica (antiamericanismo e percezione della distanza culturale dall’Ucraina, variabili tra loro moderatamente correlate) e all’appartenenza politica (collocazione politica e partito votato) e solo in misura minore alle tradizionali variabili di stratificazione sociale come titolo di studio, condizione occupazionale o economica (e anche alla componente religiosa che appare trascurabile).

Il questionario della quinta wave di ResPOnsE COVID-19 è estremamente ricco di ulteriori dimensioni utili ad approfondire le indicazioni qui emerse, tra cui la percezione del ruolo di Putin nel conflitto, la rilevanza dell’integrità territoriale come valore non negoziabile, il trade off tra sacrifici economici e la difesa degli ideali europei. E altro ancora.

Stay tuned.

Foto di Max Kukurudziak su Unsplash


Simona Guglielmi, Simone Sarti e Paolo Segatti

Simona Guglielmi è ricercatrice in sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND e del team italiano dell’International Social Survey Programme. Si occupa di identità etniche e nazionali, e culture politiche. I principali interessi di ricerca riguardano lo studio dell’opinione pubblica, con una particolare attenzione alle identità etniche e nazionali, al processo di europeizzazione e al rapporto tra cittadini, culture politiche e istituzioni. Su questi temi ha pubblicato articoli su riviste e saggi in volume collettanei, in ambito nazionale e internazionale. È autrice del volume “L’identità nazionale e i suoi confini” (Egea, 2018).

Simone Sarti è professore di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Milano. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente le disuguaglianze sociali, in particolare le disuguaglianze di salute, e l’evoluzionismo socio-culturale. È autore dei libri “Evoluzione e complessità sociale”, “Il caso e la società”, e “Studiare la salute. La prospettiva della sociologia” (in uscita nel 2023). Ha pubblicato su riviste nazionali e internazionali sui temi della salute, della stratificazione sociale e del cambiamento sociale.

Paolo Segatti è stato professore di Sociologia Politica presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche. Si occupa di opinione pubblica e comportamento politico.